Un'eccezionale figura di uomo e di patriota fu Mario Ricci, nato a Pavullo e di là emigrato in Francia nel 1931 per sfuggire ai fascisti. Così il Generale di Corpo d'Armata Mario Nardi, che combattè al suo fianco durante la guerra di liberazione, ricorda il comandante partigiano "Armando" come fu soprannominato Ricci:
"Potrei quasi dire che Armando era nato antifascista perché fin dalla più giovane età, sull'esempio del padre e dei fratelli, si oppose ai soprusi e alle prepotenze del regime, tanto che fin dal 1931 fu costretto ad emigrare in Francia. Partecipò alla guerra di Spagna fin dal suo inizio. Ivi dapprima, sotto la guida di esperti istruttori, poi con la pratica e l'esperienza diretta, divenne un esperto tanto nella condotta della guerriglia quanto in quella della guerra regolare. Successivamente dovette provare i campi di concentramento e le prigioni, prima francesi e poi italiane per finire a passare ben tre anni di confino nella famigerata Ventotene.
lo lo conobbi in un mattino di maggio del 1944; simpatizzammo e, dopo alcune operazioni condotte in sintonia, mi chiese di unirmi a lui come Capo di Stato Maggiore di quella che diventò poi la divisione partigiana 'Modena Montagna'.Nel nuovo incarico ebbi modo di conoscerlo a fondo: aveva un coraggio a tutta prova che, unito ad un innato buon senso, ad una calma ammirevole e ad un intuito tattico veramente eccezionale, gli consentivano di rapidamente giungere alla giusta decisione.
Ma non voglio ricordare il Comandante soltanto come Generale (grado che anche se non conseguito regolarmente è stato da lui ampiamente meritato perché conquistato sul campo); voglio anche sottolineare le sue doti morali: profondamente democratico e moralmente onesto è stato per tutti un amico, un fratello, dimostrando di possedere una grande umanità e bontà d'animo, mantenendo sempre un contegno modesto e gentile con tutti coloro che, mai inutilmente, si rivolgevano a lui."
Fonte: testo tratto dalla pubblicazione "Lo sguardo altrove..." a cura di Renzo Bonoli e Rocchino Mangeri che accompagna la mostra "Cento anni di emigrazione emiliano-romagnola tra storia e memoria", realizzata con il contributo della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo