Michele è professore nella prestigiosa università spagnola “IE Business School”. Emigrato a Madrid per amore, ha continuato a mantenere stretti contatti la sua regione. E a conservare amicizie, ricordi e quell’accento emiliano-romagnolo che gli anni trascorsi all’estero non sono riusciti a cancellare.
L'intervista di Michele fa parte del progetto "Emiliano-romagnoli in Spagna: professionisti di successo e ambasciatori della Regione", coordinato dall'Associazioni As.Er.Es di Madrid e realizzato con il contributo della Consulta ER, attraverso il quale sono state raccolte le testimonianze dirette di alcuni giovani emiliano-romagnoli da tempo residenti sul territorio spagnolo, esponenti di importanti settori come quello imprenditoriale, educativo, culturale.
(Breve estratto)
A cosa ti dedicavi in Italia?
Ero, e sono tutt’ora, professore universitario in varie università – ha risposto -. Ho cominciato a Bologna. Poi mi sono spostato a Roma. Avere un’esperienza professionale e personale, non da turista, a Roma, era un mio sogno. Poi sono venuto a Madrid dove ho proseguito con la docenza universitaria.
Cosa insegni?
Sono professore di relazioni internazionali – ha spiegato -. La mia specialità sono quelle transatlantiche; quindi, Europa e Stati Uniti. Questo è il mio decimo anno accademico.
Non sei nato in Italia.
In effetti (...) Sono nato, a Karlskoga, in Svezia, la città di Alfred Nobel. I miei genitori sono entrambi italiani, di Bologna. Vissero in Svezia dal 1974 al 1980. Mio padre fu promosso direttore della filiale scandinava di una multinazionale bolognese.
Che cosa ricordi dei tuoi primi anni dell’infanzia a Bologna?
Il primo vero ricordo nitido è quello della televisione a colori – ci ha detto sorridendo -. In Svezia non c’era. Parliamo di fine anni ‘70 e primi anni ‘80. In Svezia, credo ci fossero solo due canali. In cambio, in Italia era il momento in cui nascevano le televisioni private (...)
Poi l’Università…
L’università a Bologna, come la stragrande maggioranza dei miei amici – ha proseguito nel suo racconto -. Noi bolognesi abbiamo la più antica università d’Europa, forse del mondo, ed anche una delle migliori dell’Occidente. È una grande fortuna, significa un indotto culturale: relazione nuove che si formano ed anche vecchie che restano. (...) Io andai in Erasmus convintamente – ha sottolineato - Non vedevo l’ora. Furono 9 mesi di Erasmus a Brighton, in Inghilterra: dall’ottobre del 1997 al giugno del 1998.
Svezia, Italia, Inghilterra, Spagna…
Sono l’Unione europea – ha affermato sorridendo-. Lo ripeto scherzosamente. La verità è che essere, sentirsi cittadini nel mondo è una cosa stupenda.