Dalle valli del Nure, del Ceno e del Taro, da Fontanellato, Bettola, Ferriere, Tarsogno provenivano i suonatori d’organetto che, accompagnati da scimmiette o da orsi, battevano le strade del Grande Nord. In Svezia è diventato leggendario Antonio Franchi di Tarsogno, il “re dei suonatori d’organetto”. Si racconta che quando arrivava lui, nei cortili dei caseggiati di Stoccolma, le ragazze abbandonavano di colpo le faccende domestiche per andarlo a sentire. Si affacciavano alla finestra e se lo mangiavano con gli occhi, tanto era bello e con una splendida voce. A Franchi si attribuisce il merito di aver introdotto il gelato in Svezia, assumendo alle proprie dipendenze un tale Pietro Ciprian della provincia di Belluno, inventore di una ricetta segreta con cui ancora oggi i suoi discendenti fanno il gelato a Stoccolma.
Un altro che il nomadismo l’aveva nel sangue era Guglielmo Puelli, arrivato in Svezia nel 1880 dopo aver attraversato Russia e Finlandia. Dalla Russia aveva portato un orso gigantesco da lui stesso ammaestrato. La moglie Johanna, svedese, lo seguiva vendendo palloncini e giocattoli. Notizie di stampa riferiscono che Puelli dormiva con l’orso per riscaldarsi nelle notti gelide. Stabilitosi a Stoccolma nel 1890, venne convinto dalla moglie a smettere i panni del girovago per indossare quelli dello stuccatore. Rimpianse sempre la sua vita randagia, tanto da passare ore davanti alla vetrina del negozio della città vecchia dove era esposto, imbalsamato, il suo fedelissimo orso, morto dopo esser stato venduto.
Fonte: Materiale prodotto all'interno del progetto culturale "Casa della memoria dell'emigrazione dell'Emilia-Romagna" promosso dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e realizzato in seguito alla richiesta dei giovani corregionali nella Conferenza di Buenos Aires del 2007.
Fra gli artisti di circo troviamo per primo il parmense Antonio Maria Chiesa. Nel giugno 1767 egli arrivò a Turku dopo aver fatto il giro di tutto il Golfo di Botnia; un anno prima era stato visto a Cristiania, l’attuale Oslo. Si portava dietro un cammello, un orso, due istrici africane, due asini e quattro scimmie. Per la gente di qui c’era di che far le meraviglie. E gli animali, per di più, sapevano persino dare spettacolo. Le autorità di Turku mostrarono molta benevolenza verso un programma tanto inconsueto, anche perché la fiera stava per cominciare. L’ottenimento della licenza di spettacolo per otto giorni prevedeva il pagamento di 500 talleri d’argento per i poveri e di altrettanti per l'ospedale, Il Chiesa pagò coscienziosamente quanto da lui dovuto prima di proseguire nel suo viaggio, prima per Helsinki e poi ancora verso l’Est.
Nello stesso tempo il parmense Louis Bernabo portò ‘a Helsinki, tra l’altro, un leopardo, una pantera, un serpente boa e un coccodrillo. Nello stesso campo operavano anche la parmense Clara Dollaro e Antonio Alpi, i quali nel decennio 1830 presentavano al pubblico, tra l’altro, un cammello, un paio di lupi, e uccelli rari. La cosa più notevole era comunque un cavallo americano con quattro narici. Per di più, il pubblico veniva attirato ad aizzare combattimenti tra animali: chiunque poteva mandare il suo cane a battersi con l’orso e con i lupi.
Fonte: articolo pubblicato sul sito Valcenostoria.it
Gli "Orsanti" dell'Alta Val Taro (Parma). Relatore: Alessandro Bocelli. Videoriprese: Arturo Curà.
Mostra storico documentaria, a cura di Mario Palazzino, Antonella Barazzoni, Valentina Bocchi, Lucia Togninelli. La mostra intende concorrere alla riflessione su un fenomeno che ha una rilevanza storica notevole; la sua importanza è facilmente riscontrabile a partire dal numero delle persone coinvolte direttamente: dal 1876 al 1976 hanno lasciato il suolo patrio 27 milioni di italiani. La mostra è un rincorrersi di casi individuali, di situazioni familiari, di vicende di comunità locali, di questioni più generali. Le carte esposte coprono un arco cronologico di oltre 5 secoli, dal 1545 al 1973, e trattano sia questioni relative al parmense sia questioni di respiro nazionale, queste ultime a partire dalla fine dell’Ottocento fino ai primi anni Settanta del secolo scorso.
(breve estratto) Gli artisti errabondi dipartono dai monti per sparpagliarsi lungo le rotte della speranza. Ben diversi saranno gli itinerari percorsi - a più o meno lungo raggio: dalla Francia, alla Germania, all’Inghilterra, alla Scandinavia, alla Russia e perfino alla Turchia, alla Persia, all’Egitto, ma comune a tutti è la seduzione dell’avventura. Al di là delle Colonne d’Ercole di un’avvilente quotidianità, li attende il sottile brivido del girovagare sulle vie del mondo.
Nell'articolo si è tentato di mostrare come negli “orsanti” convivessero diverse anime contrastanti: artisti errabondi, un po’ accattoni, un po’ imbonitori itineranti e un po’ autentici artisti di strada, le cui esperienze di vita riflettono percorsi in chiaroscuro. Come il gioco eterno delle luci e delle ombre dischiuso dai folti faggeti dei patrî monti.
Nella metafora del viaggio, nel corso dei secoli va dipanandosi un’avvincente saga tramandata di padre in figlio. Con “arte e con inganno”, gli artisti girovaghi mai si stancarono di rincorrere l’arcobaleno dei sogni lungo le vie del mondo: fieri viandanti sotto ignare volte stellate, mai abdicarono alla speranza di una vita migliore.
Claudio Bargelli insegna "Storia economica" presso le Facoltà di Economia e di Scienze Politiche dell'Università di Parma ed è membro della "Società Italiana degli Storici dell'Economia". I suoi interessi riguardano principalmente l'evoluzione della mentalità e del pensiero economico sia in età moderna, di cui ha analizzato i temi del pauperismo e della politica annonaria, i criteri di gestione dei patrimoni terrieri ecclesiastici e le strategie delle corporazioni di arti e mestieri, sia in età contemporanea, riguardo alla quale si è soffermato sui fermenti innovativi permeanti il sistema primario tra l'età napoleonica e la Restaurazione e sull'economia bellica ed i successivi percorsi evolutivi della ricostruzione a metà Novecento.
"La commedia sulle vie del mondo: artisti girovaghi e conduttori di bestie selvagge dall’appennino parmense tra sette e ottocento" di Claudio Bargelli
Alcune immagini degli orsanti e scimmiari (prof. Claudio Bargelli)
(breve estratto) Molte delle storie degli emigrati italiani si svolgono a Londra, o nel sud dell’Inghilterra, oppure in Scozia o nel Galles. Interessanti sono gli studi di Hugh Shankland, docente di lingua e letteratura italiana all’università di Durham, dedicati all'emigrazione nell’Inghilterra di “Nord-est”, dove nell’Ottocento arrivarono i primi emigrati italiani: gli orsanti, con gli orsi ammaestrati, o gli scimmiari che portavano in giro le scimmiette, spesso accompagnate da organetti o altri strumenti musicali. Molti di questi personaggi alla fine dell’Ottocento provenivano dalla Val Taro e dalla Val Ceno e altri da valli dell’Appennino.
Diego Zancani è professor emerito a Oxford. Nel 2006 il Presidente della Repubblica, su raccomandazione del Ministro degli Esteri, gli conferisce l’onorificenza di Commendatore per aver diffuso la cultura italiana all’estero.