Il 13 agosto 1926 é nato a Sorbolo, provincia di Parma, Gianni Chiari Rossi, terzo figlio del matrimonio tra Luigi Chiari e Medina Rossi. Gianni è nato in pianura ma amava le Dolomiti come il migliore dei veneti. Se cantava alla festa degli alpini sembrava Veneto ad oc. Giovane irrequieto amante degli sport, con una personalità che lo caratterizzava per la sua lealtà e generosità. Queste virtù lo accompagneranno in tutte le decisioni di vita.
Dopo essersi arruolato durante la Seconda Guerra Mondiale nella Marina come volontario nel 1943, a soli 17 anni, ed orgoglioso di aver formato parte del battaglione Lupo della gloriosa Decima Flottiglia MAS, sotto gli ordini del Comandante Junio Valerio Borghese, è sempre stato convinto degli ideali che lui e tanti giovani hanno seguito fino alla fine della guerra nel 1945, cosa che gli ha causato a lui e compagni un anno di prigionia per insubordinazione alle nuove autorità.
Finita questa breve e non gradevole parentesi nella sua vita, dopo aver dato tanto per la sua Patria, e dopo aver fatto due anni di ragioneria a Parma ha deciso di avventurarsi per il Venezuela. Nel 1950, a soli 24 anni, si imbarca a Genova, per decisione propria e con i suoi propri mezzi, approda a La guaira e da lì dritto tutta una tirata fino a San Carlos Estado Cojedes dove abitava già da qualche anno Ugo, suo fratello maggiore che aveva messo su un ristorante. Per due anni ha lavorato con suo fratello, ha messo da parte un po' di risparmi ed è tornato in Italia senza prima aver imparato la lingua spagnola molto bene, data la sua gioventù e grazie all’interazione con tanti emigranti spagnoli che mangiavano da lui e si dedicavano alla coltivazione del riso. Dopo un anno di permanenza, visto che l’Italia dei suoi sogni sembrava non fosse più possibile e con l’insistenza di sua sorella Bianca la seconda dei tre figli, ha ripreso il suo cammino per il Venezuela. Si dice che quando si emigra si è stranieri qui e là. Nel caso di Gianni lui il Venezuela lo ha sempre considerato casa sua.
Per la seconda volta nel 1954, si imbarca sulla LINEA C, ma con una sorpresa che avrebbe cambiato il suo destino. A bordo conobbe una signorina, Maria Luisa Pascarella, napoletana, la maggiore di tre figlie, che veniva a Caracas a dare una mano a suo padre, mio nonno Roberto. Dopo tre anni di fidanzamento si sono sposati nel 1957. Da buon parmigiano, Gianni ha saputo indirizzare la sua compagna napoletana, e bravissima in cucina, ad imparare la cucina Emiliana. Per quanto riguarda la cucina locale, non è mai passata a far parte della nostra dieta in famiglia. In casa non è mai stato grattugiato un pezzo di pecorino, il formaggio parmigiano è sempre stato il re della nostra tavola. La ricetta dei tortelli di zucca della famiglia Chiari è sempre stata un’icona in casa nostra per noi e tutti i nostri amici. Tutt’ora mia moglie, figlia di un laziale ed una molisana, usa questa emblematica ricetta che tanto piace ai nostri figli.
In casa, la lingua italiana è sempre stata una priorità. Guai a rispondere in spagnolo se la domanda ti era posta in italiano. Ma quando c’era da alzare un po’ la voce ecco che veniva fuori il dialetto parmigiano che sia mia nonna che io capivamo alla perfezione.
Nel 1959 sono nato io, Junio Valerio, non è sicuramente un caso il mio nome. Ma, come si suol dire, alcune volte, i bambini arrivano con il pane e la coperta sotto il braccio. Questo forse sarà il nostro caso. Dopo qualche anno di lavori vari Gianni e Luisa decidono di sovraintendere una segheria, attività iniziata da Ugo, il quale aveva deciso di tornare in Italia ed avrebbe chiuso. Da lì in poi Gianni e Luisa, coppia inseparabile, hanno gestito egregiamente Maderera Barinas C.A. per più di 30 anni.
Gianni è sempre stato promotore, assieme a tanti emiliani emigrati in Venezuela, di mantener viva la tradizione della rappresentazione del Ducato di Parma a Caracas, il cui presidente è stato per tanti anni il Dr. Ettore Grossi, caro amico di famiglia. Con il passare degli anni questa attività associazionista è andata scomparendo, e Gianni nel suo tempo libero, si è dedicato, corpo e anima, alla dirigenza della Commissione della Palla Nuoto del Centro Italiano Venezolano Caracas della quale è stato il presidente per tanti anni, attività che praticavo a livello agonistico.
Il calcio è sempre stata una delle sue passioni. Si è regalato la possibilità di accompagnare la nazionale italiana ai mondiali di Messico 1970 con un gruppo di italo-venezuelani. Tante allegrie fino alla vittoria dell’Italia contro la Germania in semifinali. Partita questa che si ricorda come la partita più bella della storia dei mondiali di calcio nello Stadio Azteca di Città del Mexico. Purtroppo, la finale contro un grande Brasile, forse il più grande di tutti i tempi, la ricordava sempre con tanta tristezza.
Il legame con l’Italia si è sempre mantenuto vivo grazie ai viaggi periodici che ogni tanto faceva, soprattutto finché i fratelli erano vivi. Nella sua terra era un compratore e consumatore impulsivo di tutte le bontà della gastronomia locale. Al suo ritorno una valigia non bastava per salumi, formaggi e squisitezze varie. Non ha mai dimenticato i suoi amici di gioventù. In ogni viaggio in Italia non perdeva l’occasione di visitare le sue amate Dolomiti.
Importante per tutti gli emigranti in Venezuela “La Voce D’Italia” e la “RAI International” mezzi che ci mantengono ancora oggi in continua comunicazione con le nostre radici.
Dopo 60 anni di Venezuela Gianni ci ha lasciati nel 2016, oggi riposa in pace. È stato fedele al Venezuela fino all’ultimo, ma senz’altro con il rammarico di dover vedere i suoi nipoti emigrare negli Stati Uniti. Il testimone passato nelle mie mani adesso vedremo chi lo riceverà. Papà poco prima di partire mi ha detto: “Speriamo che ci pensi la Divina Provvidenza a risanare le ferite che martirizzano questa nobile e generosa terra”.
Papà come tanti emigranti in Venezuela hanno lavorato sodo, dedicando la loro vita alla famiglia, e apportando a quest’altro Bel Paese cultura e valori fondamentali per costituire una società fondata sulla famiglia e sul lavoro.
Fonte: racconto di JUNIO VALERIO CHIARI PASCARELLA, figlio di Gianni Chiari Rossi. Storia inviata per il museo MIGRER dall’Associazione Emilia-Romagna di Aragua