C’è un tempo per tutti gli uomini. Il tempo dei miei antenati cominciò nel 1860, quando un grande gruppo di italiani arrivò nel territorio dei Principati Romeni Uniti, uno stato di recente creazione. La maggior parte degli italiani – "talieni" come li chiamano i romeni – si stabilirono nel sud-est del Paese, nella regione Tulcea, una zona abitata già da molte minoranze etniche: inglesi, turchi, tartari, macedoni ecc. Quasi tutti gli italiani erano tagliatori di pietra o lavoravano nell’edilizia. Già qualche anno dopo, in Romania, si incontravano gruppi compatti di italiani in tutto il territorio. I miei antenati si stabilirono nella regione della Moldavia nel nord, alle pendici dei Monti Carpazi. All’inizio del Novecento, nella città di Piatra Neamt (Pietra Tedesca) è segnalata l’esistenza di una grande comunità di italiani. La maggior parte di loro era originaria del Friuli e dell’Emilia-Romagna. Tra loro c’erano anche i miei parenti. Non ho conosciuto la mia nonna materna. Neppure mia madre se la ricorda bene perché la nonna è morta quando lei era ancora piccola. Tutti i suoi ricordi si legano alla memoria dei nonni originari di Modena, dove le hanno raccontato la storia dei suoi genitori.
Mio nonno si chiamava Spiridon e mia nonna Anna. Si conobbero dopo la Prima Guerra Mondiale quando Spiridon, all’età di 28 anni, incontrò Anna Navari, una piccola ragazza italiana di 14 anni, ad una festa da ballo organizzata della comunità italiana. Spiridon, uomo molto provato dalla guerra, era stato invitato a questa festa da un amico italiano. Dopo due o tre balli lui notò che la ragazza lo guardava insistentemente. In realtà, mio nonno era interessato alla sorella maggiore di Anna e desiderava sposarla. Ma il destino decise diversamente … Esisteva ancora un impedimento: i genitori di Anna non approvavano questa unione a causa delle origini macedoni di Spiridon.
Una sera d’estate Spiridon andò a cavallo nel villaggio di Anna per incontrarla. La notte fu d’aiuto ai due innamorati ma prima che abbandonassero il paese i genitori di Lei diedero l’allarme. I contadini accorsero. Mio nonno ritornò verso di loro, prese la sua pistole e sparò in aria. Tutta la gente sparì e anche Spiridon e Anna riuscirono a fuggire. Spiridon e Anna vissero insieme fino al 1946 quando mia nonna mori dando alla luce il suo tredicesimo bambino.
Con l’avvento del comunismo in Romania dopo l’ultima guerra mondiale, molte libertà e diritti delle minoranze sono stati annullati. Agli italiani che sono rimasti nel Paese è stato proibito di parlare la lingua materna. Oggi, solamente il 40% di essi parla italiano.
Ho scoperto la Comunità Italiana in Romania dopo il 1994. La sede centrale è proprio a Iassy (o Iasi), la città dove abito e che è anche il più grande centro universitario del mio Paese. Ho avuto la possibilità di conoscere quasi tutte le piccole comunità italiane, ho scritto dei reportage sulle costruzioni che i nostri genitori hanno contribuito a erigere (e vi dico che sono bellissime), nei miei articoli (sono un giornalista) ho parlato dei grandi rappresentanti dell’Italia nella vita culturale, sociale e economica rumena. Per esempio, in una regione di sogno, nei Monti Carpazi, entro la città Piatra Neamt e la cittadina Bicaz, i lavoratori italiani hanno edificato una stazione ferroviaria, un capolavoro. Sono considerati capolavori anche i monumenti funerari fatti dagli italiani per le grandi famiglie nobiliari rumene, situati in luoghi solitari nel grande Cimitero "Bellu" di Bucarest, o "Eternità" di Iassy o anche nel cimitero di Piatra Neamt, o di Targoviste ecc. I nostri tagliatori di pietra e architetti hanno cambiato praticamente la concezione rumena dell’edilizia e questo si vede ancora oggi in tutto il Paese. In seguito, gli italiani hanno portato una ventata d´aria fresca nella cultura rumena. Oggi, il rappresentante della nostra minoranza nel Parlamento rumeno è una grande attrice d’origine italiana, Ileana Stana-Ionescu. Un altro attore grande è Misu Fotinò. Non manca la musica con un grande compositore, Horia Moculescu; neppure anche il calcio, con i fratelli Beccali che guidano il destino della sola squadra rumena che ha conquistato la Coppa Europea, lo Steaua Bucarest.
Ho partecipato a qualche riunione della società civile rumena. Ogni volta sono stato trattato con rispetto e ammirazione perché rappresentavo la Comunità Italiana. E questo rispetto non è conquista di oggi o di ieri, ma un risultato del lavoro e del culto del lavoro con cui i nostri antenati hanno reso la loro patria conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. E queste qualità si riconoscono ancora oggi in Italia.
Sono tre gli elementi geografici di grande importanza che definiscono la posizione geografica della Romania in Europa: la posizione centrale, la presenza del corso inferiore del Danubio, compresi gli sbocchi del grande fiume, e l’apertura sul Mar Nero. Le peculiarità del territorio rumeno sono dovute alla catena dei Carpazi, montagne che spiegano la grande diversità dei rilievi e danno un’unità armoniosa al territorio; fondamentale anche il Danubio, che attraverso gli anni, è stato una delle principali assi di circolazione in Europa, dato che raduna tutte le acque della Romania e del Mar Nero, vero e proprio anello di contatto tra l’Europa e le famose strade percorse dalle carovane provenienti dall’Oriente.
I rapporti italo-rumeni hanno origine in tempi remoti, a cominciare dal Medioevo, quando i principi rumeni facevano venire alla loro corte segretari, medici, maestri d’armi o di musica italiani per educare i loro figli. Oltre a questo, il commercio sul Mar Nero e sul Danubio veniva fatto anche dagli italiani che arrivavano a Constanta o Galati, portando cereali, seta ecc. Però, l’emigrazione italiana più importante può essere considerata quella del Settecento, quando arrivarono in Romania la maggior parte degli italiani, costruttori, decoratori, artisti, scultori, che hanno contribuito alla ricostruzione del Paese. Importanti costruzioni civili, industriali, monumentali e case private costruite da loro, sono visibili ancora oggi. In tutte le grandi città della Romania si trovano palazzi municipali, ospedali, chiese, stazioni, acquedotti, dighe, ferrovie, costruzioni forestali.
Parte di questi italiani arrivati in Romania sono ritornati nella terra di origine. Però una gran parte di essi si sono fermati qui, hanno formato delle famiglie perché hanno trovato un popolo molto simile al loro, vista l’origine comune: allegri, ospitali, sentimentali. Gli italiani si sono stabiliti su tutto il territorio rumeno, anche se esistono dei luoghi in cui si sono costituiti veri e propri nuclei di italiani che mantengono usi e tradizioni anche ai nostri giorni.
Prima della guerra, gli italiani rimasti in Romania hanno sofferto molto. Sono stati costretti a rinunciare alla cittadinanza italiana, hanno dovuto consegnare alla polizia tutti i documenti attestanti la loro origine; alcuni di loro, quelli più benestanti, sono stati deportati e i loro beni sequestrati. I loro cognomi sono stati snaturati per acquisire sonorità rumene. Ed è per questo motivo che oggi per molti di loro è molto difficile dimostrare la propria origine, per riavere la cittadinanza italiana, cosa oggi possibile.
Attualmente, la Comunità Italiana di Romania, fondata nel 1990, si propone come obiettivo di ricomporre le antiche comunità. Le iniziative culturali organizzate, la pubblicazione di mensili e di libri riguardanti la storia degli italiani hanno come scopo la conservazione dell’identità nazionale. L’organizzazione, con sede centrale a Iasi, ha iscritti in tutta la Romania e filiali nei luoghi in cui si trovano dei nuclei di italiani: Bucarest, Buzau, Galati, Hateg, Bacau, Timisoara.
Gli italiani di Hateg, zona montana, sono discendenti dei lavoratori arrivati per lo sfruttamento dei boschi dello posto. Santamaria Orlea, Rau de Mori e Clopotnita sono tre dei paesi di questa zona in cui la popolazione italiana è prevalente. Un altro nucleo si trova a Greci (provincia di Tulcea) nella Dobrogea. Questi sono per la maggior parte marmisti, scultori, tagliatori in pietra e i loro antenati hanno partecipato alla costruzione dei ponti sul Danubio a Cernavoda. A Iasi, località a Nord del Paese, sede centrale della Comunità Italiana, ci sono circa 400 italiani, discendenti di alcune famiglie, e quindi quasi tutti parenti tra di loro.
Fonte: Materiale prodotto all'interno del progetto culturale "Casa della memoria dell'emigrazione dell'Emilia-Romagna" promosso dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e realizzato in seguito alla richiesta dei giovani corregionali nella Conferenza di Buenos Aires del 2007.