Dal paese natale se ne andò in gioventù, viaggiando per tutto il mondo e cimentandosi nelle imprese più inverosimili. Tornò a Bardi, negli ultimi anni di vita, portando molti cimeli delle sue imprese e dei suoi viaggi, ma poi tornò a viaggiare, e si spense in Inghilterra. I giornali parlarono a lungo delle sue avventure. Fu un personaggio da romanzo, protagonista di imprese clamorose quanto contrastanti. Vinse il campionato inglese di pugilato per dilettanti nel 1881, ma organizzò anche spedizioni, creando dei veri e propri miti, nell'epoca del Klondike, del El Dorado e delle miniere di Re Salomone. Una sua impresa, in particolare, fece epoca, sia perché accese le fantasie di mezzo mondo e lo tenne col fiato sospeso, sia perché fu realmente drammatica. Accadde in Australia, dove il Rabajotti si recò dopo aver visitato il Regno Unito, l’Oriente e l’America, sempre alla ricerca di avventure, alla testa di spedizioni e di imprese, con la speranza di trovare mitici tesori, miniere, città sepolte e antiche civiltà. Partì, con cinque uomini e sette cavalli, da Perth diretto a Kimberly, attraverso il grande deserto australiano, alla ricerca di un mitico tesoro. La stampa seguì la spedizione con apprensione. Solo il Rabajotti e un suo compagno scamparono alla morte per fame e per sete (cibandosi dei cavalli), dopo che gli altri compagni erano morti per gli stenti e la fatica.
Fonte: A.Marcedone, in Gazzetta di Parma 26 ottobre 1981, 3.