Di seguito dati dal 1876 al 2021
Nel periodo 1876-1973 sono usciti dalla nostra regione con destinazione estero oltre un milione di persone (1.163.000), un quarto dell’attuale popolazione regionale. Il picco è stato raggiunto intorno al 1901-1915 quando quasi mezzo milione di nostri corregionali ha deciso di lasciare l’Emilia-Romagna.
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Periodo di riferimento: 1901-1910
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*I dati della provincia di Forlì comprendono anche il territorio di Rimini, divenuto provincia solo nel 1992.
L’emigrazione più forte si registrò nei piccoli paesi e frazioni degli Appennini tosco-emiliani. dell’Appennino piacentino e dai paesini della bassa modenese.
Solamente tra il 2013 e 2014 sono partite dall'Emilia-Romagna più di 20.000 persone, dal 2014 la nostra regione è la sesta nella classifica nazionale delle partenze.
Periodo di riferimento: 2001-2021
(Nota: dal 2021 sono conteggiate anche eventuali partenze dai due nuovi comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio non presenti nella serie di dati fino al 2020)
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Se l’emigrazione storica partiva dai piccoli centri di montagna, collina o pianura, i migranti tendono oggi a partire da città più o meno grandi, spesso in età giovanissima attraverso programmi di studio o in età più matura immersi in un contesto internazionale grazie a internet e social network.
Periodo di riferimento: 2001-2021
Nel periodo 1876-1942, l'Europa e l'America hanno fatto la parte del leone nelle destinazioni, lasciando agli altri continenti solo le briciole (il 2% complessivo anteguerra e il 10% nel dopoguerra). Per quanto riguarda le destinazioni europee domina la Francia, seguita dalla Svizzera (fino al 1940, in seguito si rovescia la graduatoria). Al terzo posto resta sempre la Germania. Nel continente americano dominano gli Stati Uniti, l'Argentina e il Brasile che, insieme, ospitano il 97% dei nostri emigranti.
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L'Europa rimane la meta preferita ma mentre in passato ai continenti Africa, Asia e Oceania restavano solo le briciole, oggi l'America sopravanza l'Asia di soli 2 punti percentuali. All'interno dell'Europa ci sono nuove sorprese: fra le destinazioni più gettonate, dopo Gran Bretagna e Irlanda, ci sono paesi una volta assolutamente trascurati come Romania, Polonia e Albania (l’analisi comprende tutti i cancellati dall'anagrafe verso l’estero, senza entrare nel merito della loro cittadinanza. Separando, però, i cittadini italiani da quelli stranieri si può notare come l’emergere di nuovi paesi di destinazione sia pesantemente influenzato dai rientri di emigrati piuttosto che da nuove scelte dei cittadini italiani, sintomo di un allargamento nei rapporti con tali paesi). Verso l’America i paesi più gettonati rimangono Stati Uniti, Brasile e Argentina, quest'ultima superata, in verità, dal Messico e America Centrale.
Periodo di riferimento: 2001-2021
Valori in percentuale
Valori in percentuale
Valori in percentuale
Se consideriamo le classi d’età, negli anni della vecchia emigrazione la fascia più rappresentata è quella tra i 45 e i 64 anni (pari al 24,7%) seguita da quella dai 30 ai 44 anni (24,2%) mentre i giovanissimi rappresentano solo il 17,4% a differenza degli anziani il 20,1%. La distinzione "età lavorativa vs minori" nell'analisi dei dati denota alcune caratteristiche della vecchia emigrazione, come, ad esempio, la predominanza dei migranti di sesso maschile che si spostavano, appunto, alla ricerca di migliori opportunità lavorative.
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Per il periodo 2001-2021, la fascia più rappresentata è quella tra i 18 e i 39 anni, seguita dalla fascia d’età compresa tra i 40 ed i 64 anni. I due gruppi che presentano una crescita costante risultano i giovani e gli anziani. I primi, più numerosi, sono i veri protagonisti della nuova emigrazione per motivazioni complesse e diverse tra loro (percorsi di studio, maggiori opportunità professionali...) la seconda, invece, si riferisce ad un fenomeno del tutto nuovo che viene spesso definito come "pensionati in fuga".
Periodo di riferimento: 2001-2021
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