Paolo Gandolfi, nato a Vezzano sul Crostolo, in provincia di Reggio Emilia, nel 1934, è uno dei più grandi fisarmonicisti al mondo. Scoprì a undici anni la sua vocazione per la musica ascoltando i Violini di Santa Vittoria. Nelle campagne della bassa reggiana, a fine Ottocento, si diffusero nuovi balli di origine popolare, come il valzer, la mazurca e la polka. Alle feste si ballava accompagnati da complessini a predominanza di archi (violini, viole, contrabbassi), come quelli del piccolo borgo di Santa Vittoria, mentre nella val d’Enza a condurre i balli erano complessi di fiati. Intorno agli anni Venti fece la sua comparsa la fisarmonica, ed è in questo contesto che matura la passione per la musica di Paolo Gandolfi, proveniente da una famiglia contadina, di mezzadri, da cui imparò la determinazione e la cocciutaggine.
Uno spiazzo, un’aia assolata, un’orchestrina di pochi elementi per far ballare la gente che vuole scordare le tribolazioni del dopoguerra: è così che Gandolfi si innamora della musica. Ai suoi genitori chiede di poterla studiare. Il padre è perplesso, la madre e lo zio invece lo assecondano. Racconta Gandolfi: «Colpito dai violini di Santa Vittoria, ho sempre sognato di suonare il violino ma ero figlio di contadini e non volevano che suonassi, così non mi è rimasto che imparare a suonare la fisarmonica dal maestro che impartiva lezioni al figlio del barbiere di Bibbiano. Da lì mi sono sempre detto: farò qualcosa per i giovani, e così è stato. L’insegnamento è una vocazione per me”.
A soli 21 anni, nel 1955, Gandolfi vince il trofeo mondiale di fisarmonica a Essen in Germania, eseguendo un concerto di Mendelssohn difficilissimo. Si esibisce poi al King Cross Theatre di Londra, quindi ritorna a casa e in famiglia gli preparano una grande festa. Gira l’Italia per concerti, ma per riuscire a vivere di musica, ha bisogno di un ingaggio importante, e per questo motivo nel 1957 emigra a Parigi. I primi tempi sono di fame e sconforto. Non trova lavoro e, per mangiare, propone all’oste di lasciargli in pegno l’orologio. Un altro al suo posto sarebbe tornato in Italia con il primo treno, ma Gandolfi resiste e finalmente riceve la telefonata che gli cambia la vita: gli viene proposta un’audizione per l’ingaggio in un’importante orchestra. Da lì in poi la sua carriera prende il volo. Lo chiamano a suonare ovunque, all’Olympia di Parigi e nelle terre del sud bagnate dall’Aude, alla televisione di Parigi e al casinò di Deauville dove le due star della soirée sono Edith Piaf e lui. Nella sua carriera incontra personaggi come i Kennedy, Brigitte Bardot, Charles Trenet, Luciano Pavarotti, Giovanni Paolo II.
Nel 1960 a San Paolo del Brasile, in un programma televisivo a fianco di Enrico Simonetti, registra il long-playing "Accordeon Spetacular" per una casa editrice locale. Nel 1961 compie una tournée negli Stati Uniti suonando alla Carnegie Hall di New York e a Washington davanti alla famiglia Kennedy. Si sposta quindi in Canada dove incide per la casa Kosmos.Nel 1962, tra gli spettatori di un suo concerto in Costa Azzurra, c'è il dodicenne Richard Galliano, accompagnato dal padre Lucien, insegnante di fisarmonica di origine italiana emigrato in Francia. Oggi Richard Galliano è il numero uno della fisarmonica nel mondo e tiene corsi ai giovani fisarmonicisti più promettenti di ogni paese.
Gandolfi nel 1964 all’apice della carriera decide di rientrare in Italia per insegnare fisarmonica presso l'Istituto Musicale Achille Peri di Reggio Emilia. In seguito, insieme a stretti collaboratori e in particolare con il contributo del maestro Armando Gentilucci, dà vita all'Istituto Musicale Claudio Merulo di Castelnovo ne' Monti, in provincia di Reggio Emilia, assumendone l'incarico di direttore, ruolo che ha ricoperto per oltre trent'anni.
Nel 1986 entra a far parte dell'Orchestra Arturo Toscanini di Parma per un recital di Luciano Pavarotti e per la realizzazione di un concerto per fisarmonica e orchestra del compositore polacco Zygmunt Krauze. Dopo alcuni anni dedicati prevalentemente all'attività didattica e alla direzione dell'Istituto Merulo, in quest'ultimo periodo Gandolfi ha riallacciato i contatti con il Brasile e il Canada per favorire scambi artistici e formativi per le nuove generazioni di fisarmonicisti.
Su Paolo Gandolfi il regista Nicola Nannavecchia ha realizzato il documentario “Nell’armonia del tempo” intrecciando le esperienze del musicista reggiano con quelle di Richard Galliano. E Armido Malvolti ha scritto "Romanzo di una fisarmonica", rimarcando che il «rapporto di Gandolfi con i giovani è il cuore del libro, attraverso una voglia di dialogare con loro che traspare anche dalle pagine e dalle parole del maestro, in cui li invita alla serietà e all'impegno. Invito che è legato alle radici di Gandolfi in una famiglia contadina, in cui far studiare musica a un figlio era un sacrificio, e lui ha sempre ripagato questi sforzi con un impegno sommo».
Fonte: Materiale prodotto all'interno del progetto culturale "Casa della memoria dell'emigrazione dell'Emilia-Romagna" promosso dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e realizzato in seguito alla richiesta dei giovani corregionali nella Conferenza di Buenos Aires del 2007.