Tra i musicisti del Settecento, ce n’era un altro, oltre ad Antonio Salieri reso celebre dal film “Amadeus”, che in vita fu più famoso di Mozart e da morto fu presto dimenticato. In realtà Mozart fu oscurato da molti che oggi il “divino fanciullo”, nel paradiso dei musici, guarda dall’alto del suo genio riconosciuto. Chi conosce invece oggi Giuseppe Sarti, nato nel 1727 a Faenza, morto nel 1802 a Berlino e, tra queste due date, un’esistenza costellata di successi all’estero, lontano dalla Romagna che gli diede i natali?
Sarti frequentò a Bologna la famosa scuola di padre Martini, di cui anche Mozart fu allievo. Dal 1748 al ’50 fu l’organista della cattedrale di Faenza, nel 1752 portò in scena a Faenza la sua prima opera, poi replicata a Venezia nei giorni del Carnevale, e l’anno seguente seguì a Copenaghen una compagnia itinerante che portava in giro per l’Europa il teatro d’opera italiano, allora molto in voga. Nominato maestro di cappella presso la corte di Federico V, Sarti trionfò con l’opera “Il Ciro riconosciuto” composta su libretto di Metastasio. Iniziò allora una notevole produzione di lavori orchestrali, con 34 sinfonie scritte nel solo 1757 e ancora di più l’anno dopo. A Copenaghen Sarti scrisse anche un’opera nazionale danese, immettendo nel tessuto culturale nordico la sapienza compositiva italiana.
Morto il suo protettore Federico V, il musicista romagnolo nel 1775 lascia la Danimarca e ritorna in Italia. Nel 1778 a Bologna si dedica alla formazione del giovane Luigi Cherubini e l’anno dopo assume il prestigioso incarico di maestro di cappella del Duomo di Milano che conserverà fino al 1784. Nei nove anni trascorsi in Italia dopo l’esperienza danese, compose moltisima musica tra cui una ventina di opere teatrali. Era all’apice della carriera quando nel 1784 fu invitato dall’imperatrice di Russia Caterina II a dirigere la cappella imperiale prendendo il posto di Paisiello. Sarti, accompagnato dalla moglie e dalle figlie, raggiunse San Pietroburgo passando per Mantova, Venezia e Vienna. In quest’ultima città, chiamato dall’imperatore Giuseppe II, incontrò Haydn e Mozart. Sarti si sperticò in lodi per Haydn ma non ricambiò la considerazione che Mozart aveva per lui. . Sul loro incontro si conserva una lettera di Mozart a suo padre, in cui Mozart dice di apprezzare il lavoro di Sarti. Ma quando Mozart compose nel 1787 i suoi sei quartetti dedicati a Haydn, Sarti, che forse era geloso perché voleva entrare nelle grazie di Haydn, disse che la musica di Mozart era per “barbari senza orecchio”.
All’inizio di giugno del 1784, Sarti lasciò Vienna e raggiunse San Pietroburgo, passando probabilmente per Varsavia. Per Caterina II era importante reclutare musicisti celebri europei per il prestigio della sua corte, e Sarti fu scelto perché era noto in Europa per alcune sue composizioni, come l’opera buffa Le gelosie villane, che nel 1779 era stata rappresentata a San Pietroburgo. La scelta per Sarti fu forse anche sostenuta dal principe ereditario Paulo Petrovič, che nel 1782 a Parma aveva assistito ad una rappresentazione dell’opera di Sarti "Alessandro e Timoteo". Sarti fu accolto alla corte di Caterina II con tutti gli onori e dopo poco tempo fu incaricato di dirigere la compagnia italiana e di comporre nuove opere. Gli amanti consolati conobbe un’accoglienza entusiasta fra gli spettatori di San Pietroburgo, tra i quali il Grigorij Potëmkin, comandante in campo, protetto dell’imperatrice e mecenate di tanti musicisti ed artisti. Il principe Potëmkin era un gran conoscitore di musica ed ebbe un ruolo cruciale nella carriera russa di Sarti.
Nel 1785 Sarti per impressionare la corte volle creare un’opera totalmente nuova rafforzando l’orchestra tradizionale con corni russi, innovando così anche la tradizione italiana. Il 31 dicembre del 1786, scaduto il suo contratto con i Teatri Imperiali, Sarti fu sostituito nella funzione di maestro di cappella da Cimarosa. Ma non tornò in Italia perché fu preso sotto la protezione di Potëmkin fino alla morte di questi nel 1791, quando di nuovo fu accolto a San Pietroburgo presso la corte di Caterina II. All’imperatrice questa volta chiese, per restare a dirigere l’accademia di musica di Ekaterinoslav l’enorme somma di 15.000 rubli, che Caterina II, ancora in lutto per la scomparsa del suo amico Potëmkin, gli concesse senza obiezioni. Nel gennaio del 1792, Sarti fece ascoltare a San Pietroburgo un nuovo oratorio che richiedeva l’uso di cannoni, "Slava v vyšnich bogu".
Negli ultimi anni del suo soggiorno presso la corte dell’imperatrice Sarti si dedicò soprattutto a composizioni religiose, destinate alla liturgia, considerate tra i migliori modelli settecenteschi della musica russa religiosa. Su ordine di Caterina II, compose anche un requiem per la salvezza dell’anima di Luigi XVI, decapitato dalla ghigliottina il 21 gennaio del 1793 a Parigi. La "Messa da requiem" di Sarti fu eseguita nel marzo del 1793 nella chiesa cattolica di San Pietroburgo.
Il successore di Caterina II, l’imperatore Paolo I, fu anche lui un ammiratore del nostro romagnolo, tanto da regalargli in eredità perenne due interi villaggi, con case in legno, prati e orti. Alla morte di Paolo I, Sarti, ormai vecchio e malato, decide che è ora di tornare in Italia. Ma la morte lo ferma a Berlino, a 73 anni, nel 1802, impedendogli di rivedere la sua Romagna.
Fonte: Materiale prodotto all'interno del progetto culturale "Casa della memoria dell'emigrazione dell'Emilia-Romagna" promosso dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e realizzato in seguito alla richiesta dei giovani corregionali nella Conferenza di Buenos Aires del 2007.