E' del 1850, il ritratto di autore anonimo conservato al Museo del Carmen di Maipú, città nella regione metropolitana di Santiago, in Cile, dove il generale José Rondizzoni Cánepa esibisce una smagliante uniforme dell’esercito del Cile.
A Parma, nel palazzo comunale, esiste anche un busto di Rondizzoni: è una copia del busto di bronzo eretto al generale dalla Società Scientifica del Cile nel 1924. La riproduzione è stata donata dal Governo cileno nel 1930.
Rondizzoni è stato, dunque, un protagonista della storia del Cile “prestato” alla causa della libertà dalla sua patria originaria, Parma. E Parma lo considera ancora uno dei suoi personaggi illustri, come testimonia la strada che gli è stata dedicata in città. Il Cile, certo, ha fatto di più, intitolandogli una avenida nel centro di Santiago, una stazione della linea 2 della metro e una fortificazione nel porto di Talcahuano.
Il vento di libertà che soffiava in Europa al seguito di Napoleone era arrivato anche a Parma, dove - in località Mezzano Superiore - Giuseppe Rondizzoni vide la luce nel 1788, due anni dopo il ripristino del tribunale dell’Inquisizione che chiudeva l’epoca di riforme nel ducato. La famiglia Rondizzoni, compresa la madre Rosa Canepa, era liberale e benestante.
A nemmeno vent’anni Giuseppe Rondizzoni era già arruolato nella Guardia imperiale, l’élite dell’armata napoleonica. Partecipò con il grado di capitano alle battaglie della Grande Armée, da quella di Murviedo del 1808, dove rimase ferito, alle campagne di Russia (1813) e di Germania (1814). All’abdicazione di Napoleone, riparò in Alsazia, dove si preparò alla campagna dei “cento giorni”. Combatté anche a Waterloo. L’uscita di scena di Napoleone lo lasciò orfano di un mestiere al quale non volle mai rinunciare. Si accontentò, così, di rientrare a Parma nel reggimento di Maria Luisa col grado di cadetto, ma la vita di provincia non faceva per lui. I suoi pensieri volavano oltre oceano, dove si faceva la storia del nuovo continente.
Negli Stati Uniti, a Philadelphia, entrò in contatto col generale cileno José Miguel Carrera, che con Bernardo O’Higgins aveva condotto la prima insurrezione armata contro la Spagna, tra il 1811 e il ’14. La rivolta era stata interrotta per contrasti interni, ma ora occorreva riprenderla. Rondizzoni s’imbarcò col generale Carrera su una goletta alla volta di Buenos Aires; da lì raggiunsero Mendoza e si unirono alla spedizione capeggiata dal generale argentino José de San Martín e da Bernardo O’Higgins che, attraverso le Ande, puntava alla riconquista del Cile.
Il battesimo del fuoco in terra cilena fu, per Rondizzoni, la battaglia di Chacabuco del febbraio 1817. a giugno fu incorporato nell’esercito cileno col grado di tenente maggiore. La disfatta cilena di Cancha Rayada del marzo 1818, pur nell’amarezza del momento, gli suscitò l’ammirazione degli alti gradi militari per il valore con cui si era battuto. Le ferite riportate gli impedirono di partecipare allo scontro che, il mese dopo, a Maipú, avrebbe sancito la vittoria definitiva dei cileni sugli spagnoli e il raggiungimento dell’indipendenza.
A Santiago, Rondizzoni fu accolto come un eroe dell’indipendenza della nazione. Segno tangibile della considerazione di cui godeva il militare italiano, è il ritratto che gli fece José Gil de Castro, il cui pennello fissò sulla tela le sembianze dei principali libertadores del Sud America, da Simón Bolívar a José de San Martín.
Fonte: Rivista Emilia-Romagna n.1 del 2011. Storia segnalata dall'Associazione Emilia-Romagna Valle de Aconcagua
Giuseppe Rondizzoni è stato protagonista dell'indipendenza del Cile. Dai primi dell'800 partecipò attivamente alla lotta per l'indipendenza dagli spagnoli nel paese sudamericano, dove è ritenuto eroe nazionale. La città di Parma lo considera uno dei suoi personaggi illustri
Il volume fa parte del progetto coordinato dall'Istituto F. Santi (Budrio) e finanziato dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, e realizzato con la collaborazione delle Associazioni di Buenos Aires, S. Nicolas e Mar del Plata per il museo virtuale MIGRER.
Il volume raccoglie una ventina di schede di emiliano-romagnoli emigrati in ogni epoca che hanno avuto fortuna nel mondo e contribuito a opere a volte molto notevoli. Ogni capitolo in genere è riservato a una esperienza e spesso arricchito da una scheda che illustra il paese di provenienza.
L'obiettivo è di ricostruire gli ambiti sociali e territoriali di partenza e quelli di arrivo nella nuova comunità, dando vita ad un confronto sociale, economico, ambientale e paesaggistico di grande impatto culturale e storico.
La provenienza geografica copre tutte le province dell'Emilia-Romagna, le destinazioni sono in prevalenza in Sud America, con alcune in USA (particolarmente avventuroso Felice Pedroni in Alaska), Francia e Gran Bretagna e con la giovane dottoressa Chiara Castellani da Parma al Nicaragua e poi in Africa, dove opera tuttora a Kimbau.
Fra le schede, che spaziano dal XVIII secolo dell’eroe cileno José Canepa Rondizzoni ai giorni nostri, segnaliamo, Attilio Pavesi, piacentino di Caorso, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles, Agostino Codazzi, il grande geografo che esplorò il Sud America, Alberto Anelli, splendida figura di antifascista in Capital Federal, Serge Reggiani, attore e cantante versatile, idolatrato dal pubblico parigino.
Il volume si chiude con un capitolo dedicato ai Patrioti romagnoli partecipanti alla Sabinada in Brasile, un gruppo di galeotti della prigione pontificia che da Forlimpopoli si trasferirono là per la lotta di Liberazione brasiliana nel secolo XIX.