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A Viedma, nella Patagonia argentina, un’associazione di giovani sta cercando di recuperare la zona balneare fondata dai nostri corregionali con l’intenzione di costruirci un museo

Nella Provincia del Rio Negro in Argentina, un gruppo di giovani discendenti di emigrati emiliano-romagnoli ha costituito l’Associazione Emilia Romagna de la Comarca Viedma - Carmen de Patagones con un preciso scopo: collaborare con il comune di Viedma al restauro delle prime case costruite dagli emigrati provenienti dall’Emilia-Romagna, dentro le quali sarà allestito il primo Museo dell’Emilia-Romagna nel nord della Patagonia.

A fondare la zona balneare di Viedma sono stati i nostri corregionali sotto la guida di Jacinto Massini, da cui il nome di Balneario Massini. Giacinto Massini arrivò in Argentina dalla Romagna nel 1893. Fu farmacista, infermiere e “paramedico”, accompagnando il prete medico Evasio Garrone, noto in zona per l’aiuto sanitario portato a molte famiglie in un periodo in cui i mezzi di comunicazione erano molto scarsi.

Nel 1913 Massini aprì la prima farmacia a Viedma, di fronte all’attuale Piazza Alsina. Conservò l’amore per il mare che si portava dietro dall’infanzia passata sulla costa adriatica, iniziando da pioniere a frequentare le spiagge a 30 km da Viedma, fino alla costruzione nel 1917 di alcune case precarie in legno e lamiera. Massini chiese alle autorità che la zona costiera fosse accessibile a tutti, in particolare agli ammalati e ai bambini per le cure con le acque del mare.

Massini cominciò a “colonizzare” la foce del fiume Negro nei pressi del faro, che veniva utilizzata nelle gite di fine settimana dai sacerdoti e dagli studenti del Collegio salesiano. Alcuni vicini di casa di Viedma, che erano amici dei proprietari della villa, i fratelli Harriet, avevano già preso l'abitudine di trascorrere alcuni pomeriggi sulle spiagge, navigando sul fiume con le barche o camminando lungo le rive. Non c'erano strade, non c'erano case, né luoghi dove pernottare, i più coraggiosi restavano in tende, se gli Harriet lo permettevano. Da Viedma alla costa esistevano almeno otto porte chiuse con lucchetti che impedivano l’ingresso a qualsiasi persona. Massini chiese l’esproprio dei terreni ai proprietari delle ville private e oggi il suo Balneario è una delle attrazioni turistiche di Viedma.


Fonte: Materiale prodotto all'interno del progetto culturale "Casa della memoria dell'emigrazione dell'Emilia-Romagna" promosso dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e realizzato in seguito alla richiesta dei giovani corregionali nella Conferenza di Buenos Aires del 2007.

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