Nato a Castel San Giovanni (Piacenza) nel 1944, Diego si laurea nel 1967 in Lingue e Letterature straniere presso l’Università Luigi Bocconi di Milano. Poco dopo decide di cercare una sistemazione temporanea in Inghilterra per migliorare la sua conoscenza della lingua e della cultura inglese. Nel settembre 1969 inizia il suo percorso professionale come assistente di Lingua e letteratura italiana all'Università di Reading.
L’esperienza è molto positiva sul piano personale e professionale. Qualche difficoltà di “ambientazione” in più il giovane Diego la trova in “cucina”:
«La mensa dell’università, divisa tra un club per i docenti e una specie di tavola calda per gli studenti, cucinava esclusivamente piatti inglesi, con verdure scotte e in genere scondite, e la signora presso cui mi avevano alloggiato aveva una cucina piuttosto monotona, basata sul concetto di “un pezzo di carne e due verdure” (per esempio piselli e carote, lessati senza sale e sconditi, quasi insapori). Quando chiesi se si poteva avere un filo d’olio, mi toccò andare in farmacia, dove si trovavano bottigliette da 25ml di olio super-raffinato per uso medicinale, per il mal d’orecchi! Per fortuna una studentessa di origine indiana invitava spesso i giovani insegnanti e ci cucinava dei magnifici curry ed altre ricette indiane che provai ad importare dai miei a Piacenza. Alla mamma piacevano i piatti speziati, anche accompagnati dal riso, ma il papà non amava molto il riso e decise che il mio curry di manzo, con la sua “bagna”, si poteva forse abbinare alla polenta! Credo che fosse un primo tentativo di “fusion” a Piacenza!».
Dopo due anni trascorsi a Reading, il professor Luigi Meneghello, capo del Dipartimento di Studi Italiani, offre a Diego un ulteriore prolungamento. In questo periodo il professore inizia anche a tradurre libri di linguistica, per Einaudi e Il Mulino, con l'aiuto della macchina da scrivere, la mitica Olivetti 22. Nell’autunno del 1973 viene nominato Docente di lingua e letteratura italiana all’università di Liverpool.
«Una delle prime cose che feci all’arrivo fu quella di visitare un supermercato vicino all’alloggio universitario: gli unici cibi freschi presenti erano alcune patate, qualche cipolla e forse due o tre carote e un cavolo cappuccio. La carne era tutta nel congelatore, insieme a molti altri ingredienti e sugli scaffali c’era una gran quantità di barattolame. Una vera delusione! Credo che all’epoca non ci fosse nemmeno una confezione di pasta».
Nel luglio 1979 si trasferisce all’università del Kent a Canterbury.
«La regione del Kent assomigliava a certi paesaggi francesi, con i campi ben delineati, alcuni dedicati alla coltivazione del luppolo, ingrediente essenziale per la birra, e ben diversi dai pascoli del Nord. Canterbury mi sembrava magnifica: cittadina medievale, fondata dai Romani, pulita, tranquilla».
All’Università del Kent rimane fino al 1994, completando la carriera con varie promozioni, fino a dirigere il dipartimento di Lingue e letterature straniere. Nel 1995, dopo un severo procedimento per la nomina e un colloquio, “per acclamazione” Diego riceve la nomina di Fellow di uno dei più antichi Colleges dell’università di Oxford, il Balliol College, fondato intorno al 1263. Qualche anno più tardi viene nominato Praefectus (Direttore) del Centro per laureati e dottorandi. Ancora oggi è professor emerito a Oxford.
Nel 2006 il Presidente della Repubblica, su raccomandazione del Ministro degli Esteri, gli conferisce l’onorificenza di Commendatore per aver diffuso la cultura italiana all’estero.
Il 13 agosto 2022, nel corso del ventiseiesimo incontro provinciale con le comunità piacentine nel mondo, riceve l'onorificenza di Piacentino benemerito, un riconoscimento dato dall'associazione Piacenza nel mondo ai piacentini che si sono distinti all'estero per le loro attività.
Il professor Zancani è autore di numerosi saggi, tra cui lo splendido volume "How we fell in love with Italian food" (Oxford, Bodleian Library, 2019), che è diventato anche un blog:
https://www.howwefellinlovewithitalianfood.com/blog.
Il volume racconta la straordinaria diffusione del cibo italiano. Basando la sua indagine su manoscritti medievali, l’autore dissemina nella narrazione alcune ricette italiane diffuse nel Regno Unito già nel XIII secolo e, attraverso diari di viaggio, esplora gli incontri con il cibo italiano e la sua influenza in terra britannica. Il libro mostra inoltre come gli emigrati italiani – da gelatieri e droghieri a chef e ristoratori – abbiano avuto un’influenza fondamentale sull’evoluzione della nostra cucina all’estero.
Recentemente Diego ha anche indossato i panni dello chef per mostrare agli inglesi come si porta in tavola un piatto di pisarei e fasö - nell’irrinunciabile tegame di terracotta - secondo la ricetta ereditata dalla mamma. Il video tutorial è stato realizzato dal canale Youtube Pasta Grannies.
Fonte: Testimonianza di Diego Zancani raccolta per MIGRER all'interno del progetto "La Pasta in valigia" coordinato dal Comune di Piacenza con il contributo della Consulta ER nel mondo, grazie alla collaborazione della Biblioteca Comunale Passerini-Landi.
Titolo: "La Pasta in valigia: percorso storico-gastronomico sulle rotte dell'emigrazione piacentina"
L'obiettivo del progetto è stato quello di ricostruire il ruolo, storicamente rilevante, svolto dagli emigrati del territorio emiliano-romagnolo nella “diffusione” del cibo, della cultura e delle pratiche alimentari regionali all'estero. Nella storia di queste esperienze migratorie entrano gestori di trattorie, dettaglianti, grossisti, titolari di negozi di quartiere che fornivano alle famiglie immigrate prodotti di consumo, ma anche una fondamentale presenza attorno alla quale cresceva la vita sociale della comunità. Fu proprio questa rete - che il progetto intende ricomporre anche attraverso la raccolta di ricordi e testimonianze delle famiglie di emigrati - a mantenere viva la tradizione della cucina familiare.
L’abilità nella trasformazione del cibo e il ricordo di ricette di famiglia davano la possibilità a chi era partito di mettere a frutto i saperi e le conoscenze della propria terra e a chi non era mai stato nel nostro paese - le generazioni successive - di poter fare, anche a tavola, “esperienza” dell’Italia.
Partner: AS.PA.PI. Associazione di Parma e Piacenza (Francia), Nuove generazioni TERRA Mar del Plata (Argentina), Piacenza nel Mondo APS (Italia)
Leggi l'articolo di Diego Zancani "Le ricette di Maria" dedicato al primo ricettario italiano pubblicato a Londra attorno al 1890: si tratta di un volume abbastanza snello, con un numero consistente di ricette, precisamente 204 "arrangiate e tradotte" da Maria Gironci, una figura di cui al momento non si hanno precise notizie biografiche.
Diego Zancani nel refettorio di Balliol College (Foto Gioia Olivastri)
La copertina del libro scritto da Diego
DIEGO in BLACKWELL HALL (Foto Gioia Olivastri)
Diego Zancani con un piatto di pisarei e fasö (Foto Pasta Grannies)
Copertina del ricettario "Recipies of Italian cookery translated and arranged by Maria Gironci". Diego Zancani dedica un suo articolo, intitolato "Le ricette di Maria", a questo particolarissimo ricettario (vedi sezione Approfondimenti)
Copertina del "La Domenica del Corriere", 1 aprile 1900. Civica Raccolta Stampe "Achille Bertarelli”, Castello Sforzesco, Milano
(breve estratto) In un saggio pubblicato in inglese su un’importante rivista storica gallese (Welsh History Review, Dicembre 2013, pp. 649-674) Marco Giudici, studioso di storia e di marketing, traccia un profilo dell’importanza del caffè italiano in Galles. Le origini risalgono agli anni 1890 quando alcuni gelatai italiani, originari delle montagne tra Parma e Piacenza, ma con base a Londra, incominciarono ad essere attratti dalla regione industriale del Galles meridionale che si stava espandendo. Qui gli italiani trovarono le condizioni ideali, sociali ed economiche, per aprire dei locali diversi dai tradizionali pubs e fornire prodotti “esotici” come l’espresso o il gelato, o un piatto di spaghetti, oltre a quelli più tradizionali, come una colazione all’inglese o il pesce fritto con le patatine (fish&chips).
Diego Zancani è professor emerito a Oxford. Nel 2006 il Presidente della Repubblica, su raccomandazione del Ministro degli Esteri, gli conferisce l’onorificenza di Commendatore per aver diffuso la cultura italiana all’estero.
(breve estratto) Molte delle storie degli emigrati italiani si svolgono a Londra, o nel sud dell’Inghilterra, oppure in Scozia o nel Galles. Interessanti sono gli studi di Hugh Shankland, docente di lingua e letteratura italiana all’università di Durham, dedicati all'emigrazione nell’Inghilterra di “Nord-est”, dove nell’Ottocento arrivarono i primi emigrati italiani: gli orsanti, con gli orsi ammaestrati, o gli scimmiari che portavano in giro le scimmiette, spesso accompagnate da organetti o altri strumenti musicali. Molti di questi personaggi alla fine dell’Ottocento provenivano dalla Val Taro e dalla Val Ceno e altri da valli dell’Appennino.
Diego Zancani è professor emerito a Oxford. Nel 2006 il Presidente della Repubblica, su raccomandazione del Ministro degli Esteri, gli conferisce l’onorificenza di Commendatore per aver diffuso la cultura italiana all’estero.
(breve estratto) Siamo nell’estate 1973. Un giovane studente inglese, Robin Palmer, sta percorrendo in lungo e in largo i sentieri dell’alta Val d’Arda, in particolare quelli della zona di Monastero. Ha 26 anni, è prossimo alla laurea in antropologia sociale all’Università del Sussex. Ha vinto una borsa di studio che gli ha permesso di preparare in Italia la sua tesi di dottorato intitolata "Immigranti ignorati: uno studio degli italiani in Inghilterra". Robin, intervistato da Diego Zancani, ricorda con molto piacere il suo primo soggiorno sull'appennino piacentino, dal giugno al settembre 1973. La zona è quella di Monastero Val D’Arda, località che nella tesi viene chiamata “Abbazzia Val Trevi”. Il focus è sulla storia degli emigrati di Monastero.
Diego Zancani è professor emerito a Oxford. Nel 2006 il Presidente della Repubblica, su raccomandazione del Ministro degli Esteri, gli conferisce l’onorificenza di Commendatore per aver diffuso la cultura italiana all’estero.