Angela era nata a Monte Osero (Bettola) il 12 aprile del 1930.
Bettola era una zona di forte emigrazione e la piccola Angela ascoltava spesso le storie dei tanti emigrati della sua terra. Anche se non comprendeva appieno il significato di “all’estero” era ben decisa, una volta raggiunta l'età, di percorrere la strada di tanti suoi compaesani.
Nel 1948, a 18 anni, decise di raggiungere a Briton Ferry, nel Galles del Sud, una famiglia italiana che cercava una giovane disposta a lavorare nei loro Caffè. Angela decise di intraprendere quell'avventura, nonostante il parere contrario dei genitori, che alla fine però acconsentirono. Durante il viaggio in treno fino a Calais Angela riuscì a fare amicizia con passeggeri francesi e tedeschi, parlando loro in inglese, grazie all'utilizzo di piccoli dizionari che aveva saggiamente acquistato. A Calais prese le nave, poi grazie all'aiuto di alcuni passeggeri, raggiunse Londra e quindi Briton Ferry, nel Galles, ove la famiglia Cavalli gestiva due Caffè. Grazie anche a questa famiglia, che ben l'accolse, Angela imparò presto il mestiere e la lingua inglese. Peraltro conoscendo bene le due lingue, diventò anche interprete per il Tribunale e per le stazioni di polizia.
Nella zona di Briton Ferry, in quegli anni, si registrava un massiccio arrivo di operai italiani, reclutati da aziende per le acciaierie e le industrie minerarie.
Nel 1951 Angela, ad un ballo, conobbe il marito Pietro di Maio, emigrato da Frosa, in provincia di Frosinone. I due di sposarono nel 1955.
Angela non dimenticò mai la tradizione culinaria piacentina. Accanto alla cucina più prettamente inglese, non mancava infatti di preparare per la famiglia lasagne, cannelloni e pisarei. E a Natale sulla tavola arrivavano gli immancabili anolini.
La tradizione italiana - ricorda la figlia Pierangela di Maio in Pockley - era molto forte in casa di Maio Malvicini.
«La nostra famiglia aveva tanti amici italiani che abitavano nel Galles e che venivano spesso a trovarci e con cui condividevamo pranzi e cene. Ricordo che da bambina, prima che i supermercati avessero la gamma di prodotti di oggi, una volta al mese veniva da Cardiff un commerciante con un grosso furgone e vendeva prodotti italiani. I miei genitori facevano provvista di parecchi prodotti. Quelli che ricordo di più sono la Crema Bel Paese, un formaggino italiano, torrone, Nutella, concentrato di pomodoro, spaghetti nelle lunghe confezioni di carta da zucchero, mortadella, salami, ecc. Difficile credere oggi che questo fosse l’unico modo di acquistare pasta e altre cose senza andare nel negozio di “alimentari del continente” che era un negozio speciale di Cardiff. E Cardiff sembrava tanto lontano a quei tempi!»
Angela di Maio e il marito decisero, anche su consiglio della famiglia Cavalli, di acquistare e gestire un Caffè, prima nella vallata di Ogmore Vale, poi nel 1959 a Neath, dove la coppia lavorò fino al pensionamento. Il Caffè serviva principalmente gli operai che richiedevano una colazione o un pranzo veloce, durante la loro giornata lavorativa. Nel Caffè si vendevano anche tè, caffè, tabacco, dolciumi, cioccolato, gelati, quest'ultimi forniti da una famiglia italiana del luogo che li produceva nella loro latteria. Il Caffè apriva alle 5 del mattino per servire gli operai che iniziavano il lavoro nelle industrie locali alle 6, e che quindi facevano colazione nel caffè con bacon, uova, salsicce, funghi, pane tostato ecc. Il locale rimaneva aperto fino alle 11 di sera per gli operai che uscivano dal turno delle fabbriche, dalle 14 alle 22. Principalmente si trattava quasi interamente di cibi inglesi, bacon, uova, salsicce, fish and chips, panini, e molte altre cose, ma in casa Malvicini di Maio si continuò a cucinare parecchio all’italiana.
Angela morì nel 2021, all'età di 91 anni. Come ricorda la figlia, qualche anno prima della sua morte:
«l’accompagnai in Italia e andammo a Monte Osero, e a quel punto non parlava quasi più, ma una cosa che ricordava (e che parlava) era il suo dialetto che non aveva quasi mai usato da quando aveva lasciato l’Italia, all’età di 18 anni».
Fonte: Testimonianza di Pierangela Pockley, figlia di Angela, raccolta per MIGRER all'interno del progetto "La Pasta in valigia" coordinato dal Comune di Piacenza con il contributo della Consulta ER nel mondo, grazie alla collaborazione della Biblioteca Comunale Passerini-Landi.
Titolo: "La Pasta in valigia: percorso storico-gastronomico sulle rotte dell'emigrazione piacentina"
L'obiettivo del progetto è stato quello di ricostruire il ruolo, storicamente rilevante, svolto dagli emigrati del territorio emiliano-romagnolo nella “diffusione” del cibo, della cultura e delle pratiche alimentari regionali all'estero. Nella storia di queste esperienze migratorie entrano gestori di trattorie, dettaglianti, grossisti, titolari di negozi di quartiere che fornivano alle famiglie immigrate prodotti di consumo, ma anche una fondamentale presenza attorno alla quale cresceva la vita sociale della comunità. Fu proprio questa rete - che il progetto intende ricomporre anche attraverso la raccolta di ricordi e testimonianze delle famiglie di emigrati - a mantenere viva la tradizione della cucina familiare.
L’abilità nella trasformazione del cibo e il ricordo di ricette di famiglia davano la possibilità a chi era partito di mettere a frutto i saperi e le conoscenze della propria terra e a chi non era mai stato nel nostro paese - le generazioni successive - di poter fare, anche a tavola, “esperienza” dell’Italia.
Partner: AS.PA.PI. Associazione di Parma e Piacenza (Francia), Nuove generazioni TERRA Mar del Plata (Argentina), Piacenza nel Mondo APS (Italia)