La storia racconta che 4 emigranti provenienti da Faenza emigrarono in Cile e che nel 1948 fondarono CALA (Ceramica Artistica Los Andes) portando la tradizione della ceramica alla Valle de Aconcagua…
Oggi, la storia prende un nuovo giro: Paulina Di Domenico, discendente di migranti italiani, sarà la prima cilena a partecipare al festival Argillà Italia, portando la sua arte e ceramica al paese dei suoi avi. Come Associazione Emilia-Romagna Valle de Aconcagua, abbiamo intervistato Paulina per raccontarvi non solo la sua preparazione e le sue aspettative del Festival, ma anche della sua storia e origini.
Paulina da oltre 24 anni si è relazionata al mondo della ceramica. Nei suoi inizi, un influsso importante è stato il laboratorio di Ana Clara Di Biase. Lei era ceramista ed ex alunna della Scuola Italiana Vittorio Montiglio. E il suo studio aveva un'atmosfera italiana molto accogliente. Paulina ha lavorato come insegnante di educazione di base. Con il passar del tempo, ha integrato la pedagogia con la ceramica, creando il suo laboratorio nel 2015. Nei suoi laboratori (@eltaller.delapauli) collega spesso la ceramica con insegnamenti di altri ambiti come filosofia, scrittura, meditazione, psicologia, dato che per lei “la ceramica è un materiale che ci rende consapevoli di molte emozioni”.
Questo festival, che dedica 3 giorni “alla più grande raccolta di ceramica del mondo” il 30, 31 agosto e 1° settembre 2024, organizzata dal MIC Faenza in collaborazione con il Comune di Faenza e AiCC – Associazione Italiana Città della Ceramica ed Ente Ceramica Faenza - giunto alla sua ottava edizione, è diventato la biennale di riferimento in Italia per la ceramica artigianale contemporanea internazionale. Con più di 200 ceramisti provenienti da tutta Europa e un centinaio dal mondo. Dall'America latina partecipano 3 paesi: Cile, Argentina ed Ecuador. Paulina sottolinea che per lei “il più grande contributo di questa fiera sarà la possibilità di parlare con ceramisti provenienti da tutti gli angoli del mondo. È un dono straordinario. Ed è quello che fanno a Faenza, riunendo nella loro città tutto il mondo della ceramica”.
Paulina descrive come una vera “odissea” la trasferta di circa 30 pezzi di ceramica di diverse dimensioni. Tra le considerazioni, c'era quella di produrre pezzi speciali che non fossero così fragili, dato che li porterà lei stessa nelle valigie dell'aereo. Bisogna considerare, oltre al volume di ogni pezzo, tutti i necessari imballaggi per proteggerli. Commenta cosa significa viaggiare così da un continente all'altro dicendo: “E' uno sforzo tremendo. Perché è chiaramente diverso per chi è in Europa dove basta prendere un treno”.
Paulina anticipa che “quando i visitanti del Festival si avvicineranno alle mie opere, vedranno molti colori, molte forme diverse in una unica opera. Le mie opere non sono linee pure, hanno molto movimento ed espressione, quindi troverai opere irripetibili. Non faccio niente di serie, non posso farlo perché non uso stampi. Realizzo i pezzi minuto a minuto, con ciò che viene fuori, quindi sono pezzi unici”. Sottolinea inoltre che nel suo stand ci sarà un connubio tra poesia e ceramica. E dato che le piace molto scrivere porterà il suo libro “Barro, Fuego y Poesía” e anche alcune poesie tradotte in italiano. Nel suo flusso creativo, a volte scrive poesie e poi crea il pezzo di ceramica per quella poesia, o viceversa.
Paulina spiega, riguardo al contesto della ceramica in gres in Cile, che in generale esiste una ceramica color terra, associata al rustico. Sono pochi i laboratori che utilizzano il gres in modi diversi, come fa lei usando colori vivaci, forme più decorative e meno utilitaristiche. Su questo, riconosce un'influenza più europea della ceramica, che ancora non è tanto evidente in Cile. Riguardo al festival, commenta che apre le porte a “un incontro di esplorazioni diverse: dal classico all'ultramoderno. “Sarà come scattare una foto globale di ciò che accade nel mondo con la ceramica”.
Grazie a un'esperienza di 10 giorni in questa scuola a Firenze nel 2022, Paulina è rimasta collegata alle reti della ceramica italiana arrivando così a conoscere Argillà. Dell'esperienza alla Meridiana racconta: “è una scuola con una lunga storia, anch'essa porta persone da tutto il mondo. È stato bellissimo perché fanno corsi tutto l'anno e puoi alloggiarti proprio lì. In più, hanno quella cosa italiana che ti fa sentire davvero bene. Non è solo il lavoro, ma anche la pausa con un delizioso caffè o un pranzo in un ambiente molto familiare.” Inoltre, sottolinea Paulina, in Italia “sono molto liberi di come insegnare l’arte sia nella ceramica che in qualunque altro tipo di arte. E senza giudicare. A differenza di qui, in Cile, dove il lavoro tende ad essere molto guidato e, secondo me, quando il lavoro è molto guidato in qualche modo limiti la creazione della luce.”
Nel 2022, Paulina ha fatto un viaggio per vedere l'Italia insieme alla sua famiglia composta dal marito Emilio Marizio e dai loro 4 figli, e dai suoi genitori. Occasione, questa, in cui hanno condiviso il tempo con i parenti della famiglia di Emilio.
Dalla parte paterna Di Domenico, la sua famiglia proveniva da Napoli ed emigrò arrivando in Argentina intorno al 1896, per poi attraversare le Ande entrando in Cile. Dalla parte materna, Madrid Zan, i suoi bisnonni provenienti dalle vicinanze di Milano e dalla Valle d'Aosta, arrivarono in Cile nel 1920. “Mio nonno paterno rimase a lungo a Valparaíso, perché era quella che trovava più simile a Napoli, quindi gli piaceva restare lì. I miei nonni materni abitavano inizialmente al Cajón del Maipo, perché in qualche modo la montagna era ciò che a loro sembrava più Valle D’Aosta”, e fu allora che si trasferirono in città.
“Per me la ceramica è stato un percorso molto bello perché, involontariamente, mi ha portato di ritorno alle origini della famiglia. Forse, se avessi continuato a fare pedagogia, non avrei mai sperimentato questo. Ma ora la ceramica mi ha permesso di tornare in Italia”. Riguardo alle sue aspettative commenta di provare “una sensazione molto bella, quello che spero di più in qualche modo è potermi sentire parte dei ceramisti d'Italia. Quando sono andata a Firenze mi sono sentita a casa, come se fossi già stata lì. Penso alla mia famiglia e agli antenati”.
Riflettendo sulle sue origini, Paulina svela anche alcune proiezioni future: “il mio sogno sarebbe poter trasformare il mio laboratorio in una scuola come quelle che ci sono in Italia dove accolgono uomini e donne, scultori e architetti”. Questo è qualcosa che oggi in Cile non esiste e, Paulina, spera che qualcuno dei suoi discendenti sia interessato a far crescere questa iniziativa.
Fonte: contributo a cura di Constanza Bianchini Törey, Associazione Emilia-Romagna Valle de Aconcagua