L'obiettivo del progetto "La pasta in valigia" è stato quello di ricostruire il ruolo, storicamente rilevante, svolto dagli emigrati del territorio emiliano-romagnolo (in particolare piacentino) nella “diffusione” del cibo, della cultura e delle pratiche alimentari regionali all'estero.
Nella storia di queste esperienze migratorie entrano gestori di trattorie, dettaglianti, grossisti, titolari di negozi di quartiere che fornivano alle famiglie immigrate prodotti di consumo, ma anche una fondamentale presenza attorno alla quale cresceva la vita sociale della comunità. Fu proprio questa rete - che il progetto ha voluto ricomporre anche attraverso la raccolta di ricordi e testimonianze delle famiglie di emigrati - a mantenere viva la tradizione della cucina familiare.
L’abilità nella trasformazione del cibo e il ricordo di ricette di famiglia davano la possibilità a chi era partito di mettere a frutto i saperi e le conoscenze della propria terra e a chi non era mai stato nel nostro paese - le generazioni successive - di poter fare, anche a tavola, “esperienza” dell’Italia.
Ricerche documentaristiche ricompongono un quadro complessivo dal quale emergono, anzitutto, figure di grandi chef come Ettore Boiardi, conosciutissimo in America come Chef Boyardee, inventore degli spaghetti e dei ravioli in scatola, di imprenditori come Pablo Guglieri che nel 1902 fondò la cittadina di Daireaux o Francesco Sechi de Casali, promotore del primo giornale dedicato agli emigrati italiani ma anche fondatore, nell'ultimo Ottocento, della colonia agricola di Vineland.
Partner: AS.PA.PI. Associazione di Parma e Piacenza (Francia), Nuove generazioni TERRA Mar del Plata (Argentina), Piacenza nel Mondo APS (Italia)
Nelle immagini accanto troverete una piccola anticipazione delle storie che potete scoprire in dettaglio cliccando di sotto su ciascuna.
Buona lettura!
MOSTRA ONLINE: "Saluti da..." - cartoline da Piacenza | Dal 1870 al 1970 circa la provincia di Piacenza fu segnata da una forte migrazione che lasciò spopolate tante zone delle alte vallate del Trebbia, del Nure e dell’Arda. Rimasse sempre molto forte e sentito il legame con le comunità di origine. Un legame che passava anche attraverso l'invio di cartoline. Cartoline che, soprattutto nei primi decenni del Novecento, rivestirono un'importante funzione conservativa e distintiva della memoria del territorio.